Slave BDSM: Chi Sono gli Schiavi e Come Conoscerli
Nel BDSM, uno slave è qualcosa di più che un semplice sottomesso: è una persona che “appartiene” a qualcun altro, nello specifico a un master o a una mistress. In teoria, quindi, la parola presupporrebbe un rapporto duraturo di dominazione e sottomissione, magari perfino un 24/7.
Di fatto, nel linguaggio comune “slave” sta diventando sinonimo o quasi di sottomesso. In pochi danno peso alla presenza o meno di un padrone fisso, al di fuori delle cerchie più strette e puriste della scena BDSM.
In questo articolo, ti spiegherò chi è il “vero” slave bdsm e come conoscerne.
Gli argomenti del post
Il vero slave BDSM deve lasciarsi guidare

Quando si parla di un rapporto tra master e slave nel BDSM, si pone sempre l’accento su una dinamica di dominazione e sottomissione. Ciò significa che uno slave è qualcuno disposto a mettersi nelle mani di una controparte dominante in modo pressoché assoluto, seppure all’interno di limiti concordati insieme. Questa è l’unica caratteristica del “vero” slave.
Ci sono presunti slave che pretendono che il master o la mistress segua una sorta di copione. Di solito sono persone abituate a trattare con professionisti, più che con semplici praticanti. In questi casi si parla di “topping from the bottom”, ovvero di dominazione dal basso.
Nella dominazione dal basso, chi subisce le pratiche non è davvero lo slave. Pur accettando di farsi legare o malmenare, infatti, il presunto sottomesso sta tenendo le redini del gioco. Non c’è niente di intrinsecamente sbagliato in questo, ma è qualcosa che può generare confusione e che andrebbe concordato prima.
Soprattutto, viene a mancare ciò che distingue il “vero” slave: l’essere disposto a cedere il potere a un’altra persona.
Qual è il protocollo giusto?
Tutto qui? Un bdsm slave deve semplicemente cedere il potere a un’altra persona? Niente posizioni particolari o pratiche imprescindibili? No, anche se nulla ti vieta di pescare regole e regolette da “Histoire d’O”, se ti eccita. Questo insieme di regole è il protocollo ed è qualcosa che cambia di coppia in coppia.
Quando una coppia master-slave bdsm elabora un protocollo, lo slave è tenuto a seguire una serie di regole imposte dal master. Queste regole riguardano:
- postura
- linguaggio
- abbigliamento.
Di solito interessano il solo ambito del gioco, però alcune coppie amano applicarle anche alla vita di tutti i giorni, seppure in forma un po’ più soft.
Le regole più diffuse prevedono l’uso del “lei” o del “voi” per rivolgersi al master, l’obbligo di indossare il collare, l’essere pronto a spogliarsi o inginocchiarsi quando arriva un certo input. Non esiste un decalogo universale.
Di nuovo, c’è solo una vera regola: il protocollo va rispettato da tutti. Non importa quali regole vigono all’interno della coppia, finché vengono accettate da entrambe le parti e sono compatibili con il vivere in società. Se però lo slave ne viola una, il master è tenuto a reagire nei modi concordati. Ciò presuppone che sia lo slave sia il master mantengano l’attenzione sempre alta.
Nel momento in cui il master smette di punire lo slave per aver violato una regola (o di premiarlo, se fa qualcosa nel modo giusto), il protocollo crolla su se stesso.
Uno slave dev’essere sempre masochista?

Parlando di punizioni, ci si immagina sempre che debbano consistere in frustate o in altri trattamenti dolorosi. Non è detto.
Quando un aspirante master cerca uno slave BDSM, l’errore più comune è dare per scontato che chi gioca da schiavo sia sempre masochista. Non è così: il rapporto con il dolore cambia da persona a persona. Ci sono slave molto masochisti, che godono nel farsi fare male, slave che tollerano il dolore in un contesto di gioco, slave che non sopportano il dolore.
Lo slave che non ama il dolore è un vero slave? Certo che sì, finché accetta lo scambio di potere. Esistono moltissime pratiche BDSM non dolorose, non nel senso fisico del termine: pet play, umiliazione, oggettificazione, sissyficazione, adorazione dei piedi, castità forzata… Le stesse punizioni possono prevedere il dolore oppure no, a seconda dei gusti di slave e master.
Inoltre, il fatto che uno slave sia masochista non significa che riesca a tollerare tutto. Di nuovo, devi considerare la soglia del dolore del singolo individuo e regolarti in base a quella.
Lo slave perfetto è senza limiti?

Tutto il discorso fatto sopra può sembrare particolarmente limitante a un profano. In effetti, l’immaginario comune vorrebbe lo schiavo come qualcuno privo di una propria volontà, pronto a farsi fare di tutto. La realtà è diversa.
Non esiste uno slave senza limiti, non in un contesto sano. Esistono persone più aperte e con meno limiti di altre, ma anche loro avranno qualcosa che non sono disposte a fare. Come si concilia questo con lo scambio di potere tipico di master e slave?
In fase conoscitiva avviene quella che si definisce “negoziazione”. Master e slave o padrona slave si parlano come persone, non come ruoli, stilando una lista di limiti. Gli hard limit sono le pratiche sempre proibite, mentre i soft limit sono le pratiche che non si ama ma che si è disposti a fare. Di solito, questi ultimi vengono usati per le punizioni.
Insieme, hard e soft limit creano un recinto all’interno del quale il master si può muovere liberamente. Finché il master rispetta i limiti concordati, ha carta bianca sullo slave. Fuori da quei limiti, si passa all’abuso.
Non c’è un limite di limiti: al più, due persone possono essere compatibili oppure no.
Padrona e slave dove possono incontrarsi?
Rimane l’ultima domanda: dove poter conoscere uno slave? A onor del vero, è un problema che affligge più gli aspiranti master che le aspiranti mistress. Ci sono diverse soluzioni.
Quella più tipica è partecipare agli eventi del mondo BDSM, come i munch. Per forza di cose, è anche la soluzione che mette un po’ più a rischio la privacy, dato che ci si espone di persona. Altrimenti si possono usare le classiche app di dating kinky, o siti di incontri concepiti proprio per chi cerca partner in ambito BDSM. Garantiscono un’ottima protezione della privacy e si rivolgono ad aspiranti slave e master. Meglio di così c’è davvero poco!
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ANCHE MIA MADRE PIACE ESSERE SLAVE