Il BDSM e l’Aftercare: Non Chiamarle “Coccole”!
Tra tutte le pratiche legate al BDSM, l’aftercare è una delle più incomprese in assoluto. Spesso perfino i dominanti più navigati – o i presunti tali – lo trattano come se fossero delle semplici coccole. Alcuni arrivano addirittura a trascurarlo del tutto, con tutto ciò che ne deriva per la salute fisica e psicologica del sottomesso.
Che voglia fare una “sessione e via” o mantenere una relazione BDSM duratura, conoscere l’aftercare è dovere del dominante. In questo articolo voglio fare chiarezza sul perché e su come praticarlo al meglio.
Gli argomenti del post
Aftercare è sinonimo di “coccole”?
Un modo semplice – e anche un po’ semplicistico – per definire l’aftercare è: “coccole post sessione”. L’espressione rende l’idea di un momento di tenerezza tra dominante e sottomesso, quasi obbligato dopo aver fatto cose tutt’altro che tenere. Purtroppo sono in molti a travisare questa espressione, riducendo l’aftercare a due pacchette sulle spalle e un abbraccio.
Le coccole intese come carezze e abbracci possono fare parte dell’aftercare, non c’è dubbio. Sia nel BDSM sia nel sesso vanilla, è comune concedersi un po’ di vicinanza fisica non sessuale dopo le zozzerie. Tanti li bollano come una cosa da donne, ma sono moltissimi gli uomini che amano e cercano questi momenti.
Ciononostante, la tenerezza fisica è solo una parte dell’aftercare. Una parte non sempre presente, tra l’altro. Le coccole andrebbero intese nel senso più ampio di “cura dell’altro”: dare carezze e abbracci, ma anche cucinare e prendersi cura del sottomesso e farlo stare bene. Sono queste le “coccole” che costituiscono l’aftercare nel BDSM e nel sesso in generale.
A cosa serve e perché va oltre il BDSM
Quando si parla di rapporti occasionali, la tenerezza viene spesso trascurata. Sembra quasi fuori luogo vivere un’intimità del genere con una persona estranea. Anche se quella stessa persona ti ha dato completo accesso al proprio corpo. Eppure, mostrare umanità e rispetto è essenziale dopo certe pratiche.
Spesso ci si sofferma sulle conseguenze fisiche delle pratiche BDSM: graffi, lividi, escoriazioni… Queste esistono e l’aftercare serve anche per prendersene cura; tra i doveri del dominante c’è slegare il sottomesso, idratarlo, disinfettare eventuali tagli, controllare che non abbia niente di rotto. Più la pratica è estrema, più questa fase è importante. L’aftercare va però oltre.
Una scena BDSM ha un impatto anche psicologico su chi la vive. Nei casi peggiori, può risvegliare ricordi sgradevoli o addirittura traumi dimenticati. Anche senza estremi del genere, però, spesso si crea una dissonanza tra la visione che abbiamo di noi stessi, ciò che la società ci ha insegnato essere giusto e ciò che abbiamo appena fatto.
Da una parte abbiamo provato un enorme piacere; dall’altra ci siamo fatti malmenare e umiliare e dire cose orribili. Insomma, ci siamo fatti fare tutta una serie di cose “sbagliate” e ci siamo ridotti a meri oggetti di piacere. L’aftercare serve per prevenire gli eventuali danni psicologici provocati da questi pensieri.
Inoltre, lo stesso tornare alla vita di tutti i giorni può essere traumatico, specie dopo una sessione intensa. In questi casi, l’aftercare fa da ponte tra l’esperienza erotica e il mondo esterno.
Come fare aftercare nel BDSM

Considerando quanto visto sopra, dovrebbe essere chiaro che non puoi ridurre l’aftercare a due carezzine. Anzi, si può dire che non esista un aftercare uguale all’altro. A seconda del tipo di pratica e delle persone coinvolte, cambiano anche le esigenze e di conseguenza cambia il modo in cui si fa aftercare.
Ci dev’essere sempre una prima verifica delle condizioni del sottomesso: idratarlo e trattare eventuali acciacchi è alla base del post sessione. Dopodiché, bisogna riaccompagnarlo nel mondo reale e farlo di nuovo sentire rispettato e degno di attenzione.
Cullarlo e coccolarlo può essere un modo, ma non tutti amano il contatto fisico in certi momenti. Senza contare che abbracciare una persona serve a poco, se viene fatto in modo freddo e senza convinzione.
Qualche volta, il modo più semplice ed efficace per fare aftercare è complimentarsi con il sottomesso. Dirgli che è stato bravo, farlo sentire orgoglioso. Se si è a casa di uno dei due, può essere carino anche cucinare qualcosa per lui o fare una doccia insieme.
Infine, quando le acque si sono calmate, è importante parlare della sessione e analizzare insieme cosa è andato bene e cosa no.
Qualcuno pensi ai dominanti!
Chiudo con una considerazione. Quando si parla di aftercare nel BDSM, ci si concentra sempre sui sottomessi. È normale, dato che il sottomesso è quello che subisce le pratiche e viene umiliato e malmenato.
Dimentichiamo però che anche il dominante deve rientrare nel mondo reale, dopo la sessione; anche lui deve affrontare la dissonanza tra quello che ha fatto e quello che ci hanno insegnato essere “giusto”.
Tanti dominanti vivono un intenso senso di colpa e di vergogna dopo la sessione. Da quando siamo bambini, ci insegnano che picchiare gli altri è sbagliato. Se picchi qualcuno e lo umili sei una cattiva persona. È difficile scrollarsi di dosso questa idea. Anche quando l’altra persona ha goduto tantissimo nel farsi picchiare e umiliare; il brusco calo delle endorfine peggiora le cose.
Ecco perché anche il dominante ha bisogno di essere “coccolato” e rassicurato. In un certo senso, ha bisogno di sentirsi di nuovo umano e di vedere la soddisfazione negli occhi dell’altro.
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